Iran

entro i limiti concessi

 

2002-2023 © Luca Chessa

Siamo andati in Iran alla fine di novembre del 2019, proprio poco prima della tempesta pandemica che avrebbe poi cambiato le sorti dell’umanità. Non è stato un viaggio fortunato, una forte influenza mi aveva colpito durante i primi giorni che poi si è trasmessa alla mia compagna con conseguenze per lei ben più gravi vista la polmonite che ha dovuto combattere per più di un mese.  Siamo stati tra i primi casi di Covid19 quando ancora si teneva nascosta la pandemia? Non lo sapremo mai con certezza ma un giustificato dubbio rimarrà per sempre.

Il viaggio era stato organizzato da Radio Popolare di Milano che aveva raccolto un affiatato gruppo di 14 persone curiose. Arrivati a Teheran avevamo preso un’altro aereo che ci ha portato mille chilometri più a sud a Shiraz, dove avremmo ripreso il viaggio in senso  inverso con un pulmino e una guida iraniana molto disponibile ma anche molto preoccupata ad evitare guai con i Pasdaran ovvero i guardiani della rivoluzione islamica. Abbiamo così visitato città meravigliose come Shiraz, Yazd, Isfahan, Kashan conpreso l’incredibile sito archeologico di Persepoli. Purtroppo i tempi stretti e i malanni non ci hanno permesso di vivere il viaggio rilassati e le poche fotografie dimostrano di essere solo un superficiale taccuino di viaggio più che un piccolo reportage. In alcune immagini si può cogliere comunque la gentilezza e la disponibilità che abbiamo ricevuto con tutte le persone che abbiamo incontrato. In sostanza è rimasto il ricordo di un’esperienza umana molto positiva che ribalta l’errata percezione che solitamente abbiamo di questo meraviglioso paese.

Abbiamo potuto comprendere che sono sopratutto le nuove generazioni a subire le atrocità di un regime violento e totalitario e se non bastasse anche le conseguenze dell’embargo economico imposto dai paesi occidentali. In Iran abbiamo incontrato una gioventù istruita e moderna e possiamo dire con certezza che quella iraniana ha gli stessi desideri e rivendicazioni dei loro coetanei delle altre nazioni del mondo, per questo non ci rimane che riporre a loro le nostre ultime speranze per un futuro migliore a questo disastroso presente.